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  pensieri e parole

Il punto non è che quella surreale bozza sia stata superata. Il punto non è neppure che, per quanto superata, sia di martedì. Martedì, non qualche anno fa… e sbugiardata in modo imbarazzante dal Presidente della Repubblica.

Il punto vero e assolutamente drammatico, a voler vedere le cose con un minimo di obiettività e realismo, è che nessuno a quel tavolo si sia alzato inorridito, alla proposta di chiedere alla Bce la sterilizzazione del debito. Nessuno che abbia sentito suonare tutti gli allarmi di questo mondo, all’idea di presentarsi ai mercati internazionali dicendo: ‘da oggi in avanti, potete avere dubbi sull’Italia, come Paese capace di onorare i propri impegni’.

Perché di questo stiamo parlando, venir meno per la prima volta nella storia, alla capacità di ripagare il proprio debito. Il che equivale a porsi fuori dal mercato, dando il via libera alla più spietata speculazione ai nostri danni.

Non c'è più nulla di quello, deo gratias, ma delle due una: o siamo davanti a un drammatico esercizio di dilettantismo o qualcuno ha giocato sporchissimo, mettendo in giro l'orribile progetto, per far saltare il tavolo.

Entrambe le ipotesi sono da brivido, ma hanno un merito, permettono di ricordare agli italiani la verità: progetti del genere, aver messo nero su bianco ipotesi di questo tenore, possono scatenare la tempesta perfetta. In mezzo ai marosi, la nave sarebbe quella dei risparmiatori, delle famiglie. Qui non si parla di oscuri investitori, dei favolistici operatori internazionali – sempre utili da agitare come spettro da chi non capisce nulla della realtà dei mercati finanziari – ma dei soldi e delle case degli italiani. La leggerezza con cui è stata ipotizzata una sciocchezza del genere è ben più grave della sciocchezza medesima, perché getta un’ombra sull’intero lavoro in corso e mette in pessima luce, agli occhi di chi ci osserva da fuori, il governo che verrà, prima ancora che nasca. 

Lasciamo stare la facile ironia sulla prevedibile reazione di Sergio Mattarella, regolarmente arrivata e guardiamo quello che è accaduto ieri: lo spread è immediatamente salito e di questo potremmo anche preoccuparci relativamente, se non fosse andata fuori scala la normale differenza fra l’italiano e lo spagnolo, ulteriormente a nostro svantaggio. Già di per sé non giustificato dalla realtà economica dei due Paesi, il divario a favore di Madrid si è subito allargato, mentre abbiamo pagato interessi, sui titoli di Stato decennali, più alti dello 0,22% rispetto a quelli portoghesi. Il Portogallo, capito? Paese che può offrire titoli di Stato quattro volte meno liquidi del nostro e dunque molto meno facilmente vendibili. Oggi, va tutto meglio, la Borsa respira e lo Spread si raffredda, ma guai a fare i faciloni.

E’ bastata la bozza ‘superata’ a generare la tempesta. Sta a noi, solo a noi, decidere se vogliamo contenerla in un bicchiere o lasciare che investa in pieno il mare nostrum e ci faccia pezzi.

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